I vini della Georgia
La Georgia è uno Stato transcaucasico che si trova ad Est del mar Nero, tra l’Europa e l’Asia, tra il 42° e il 43° parallelo.
Un gruppo di archeologi ha recentemente scoperto, in questo Paese, la più antica cantina al mondo, risalente a 6.000 anni fa. Nel museo di Tbilisi, capitale della Georgia, si trova una giara di terracotta, utilizzata per la vinificazione, che gli archeologi attribuiscono al 5000 a.c.. È tra questi confini territoriali che sono stati rinvenuti semi di vitis vinifera datati, con il metodo del carbonio, al periodo 7.000-5.000 a.c..
Queste scoperte fanno della Georgia il Paese con le origini vitivinicole più antiche al mondo.
La vite e il vino sono presenti in ogni aspetto della vita dei Georgiani ed assumono un valore spirituale. L’alfabeto ricorda la forma di un tralcio di vite. La pianta della vite è spesso presente nelle icone e rappresentazioni della vita religiosa; la croce è sovente rappresentata da due tralci incrociati.
Ogni famiglia possiede una piccola vigna e produce il vino per il consumo personale, utilizzando le Kvevri di origini antichissime e tramandate da padre in figlio.
Nei banchetti le pietanze sono scandite dai brindisi del Tamada, l’antico cerimoniere, che tiene dei veri e propri discorsi su argomenti importanti, quali lo Stato, la famiglia, l’amicizia. In queste occasioni gli uomini Georgiani possono bere anche 2-3 litri di vino.
Gli ospiti vengono accolti dalla statua di Kartlis Deda, Madre Georgia, che, dalle colline della Capitale, dà il benvenuto agli amici offrendo loro, con una mano, una coppa di vino mentre, nell’altra, tiene una spada per combattere i nemici.
In Georgia sono stati riconosciuti 525 vitigni autoctoni, più che in ogni altro Paese al mondo. Alcuni esempi: saperavi, muszhuretuli, alexandruli , rkatsiteli.
Le caratteristiche peculiari del processo di vinificazione tradizionale in questo Paese sono due.
La prima è l’utilizzo di anfore in argilla, interrate, per la vinificazione: le Kvevri.
La seconda peculiarità è la consuetudine di lasciare le bucce e, spesso, i raspi nel processo di fermentazione e maturazione del vino, anche nella vinificazione in bianco.
Le Kvevri sono anfore in argilla da 2 tonnellate (se ne possono trovare anche di altre dimensioni) che vengono interrate, a seconda delle zone, all’interno della cantina o all’aperto. L’area del Paese in cui viene raccolta l’argilla influenza la mineralità delle Kvevri. Inoltre, la loro posizione interrata garantisce la costanza della temperatura.
Non manca l’aspetto spirituale: la forma dell’anfora è simile a quella dell’utero materno che protegge le uve e ne permette la “crescita” e la trasformazione in vino. L’anfora è accolta e protetta dal calore della madre terra.
Le uve vengono pigiate con i piedi e il mosto viene fatto defluire nelle Kvevri. Nella zona di Imereti, ad Ovest, sul mar Morto, la tradizione prevede che circa il 20-30% dei raspi e delle bucce sia lasciato nella vinificazione. A Est, nella zona di Kakheti, dove la popolazione è più riflessiva e dura (torna l’aspetto spirituale e il legame tra uomo-uva-vite), le bucce ed anche i raspi vengono lasciati spesso nella loro totalità, conferendo un maggior corpo e una maggiore ruvidità al prodotto finito.
Terminata la fermentazione, accompagnata da frequenti rimontaggi, la Kvevri viene chiusa e sigillata. L’uva si trasforma in vino, senza che nulla sia aggiunto e senza alcun intervento dell’uomo.
Quando l’anfora viene aperta vengono eliminati vinacce e raspi e si procede con l’imbottigliamento del vino che normalmente non viene sottoposto a filtrazione.
Il prodotto che se ne ottiene è unico, soprattutto per quanto riguarda i vini bianchi, che presentano già al primo imbottigliamento i colori e i sentori tipici dei vini evoluti: dorato o aranciato, sentori di frutta matura e candita, pellame, cuoio, tostature. Al palato sono presenti mineralità accentuata, freschezza e ruvidità dovuta alla presenta dei tannini. Il corpo è importante.
Molti di questi prodotti hanno caratteristiche marcatamente differenti dai vini ai quali siamo abituati e risultano difficili per i nostri palati.
Negli ultimi 10 anni, accanto alle piccole realtà tradizionali, le cantine più grandi hanno adottato metodi di vinificazione più moderni per produrre grandi quantitativi di vino in linea con i gusti internazionali, riuscendo ad ottenere riconoscimenti importanti.
L’interesse per Il vino ci permette di girare il mondo e di avvicinarci a nuove realtà, di entrare in contatto con tradizioni ed esperienze diverse, anche millenarie.
Possiamo concludere affermando che i vini georgiani tradizionali meritano interesse ed attenzione, anche se distanti dai gusti ai quali siamo abituati, in quanto magnifiche espressioni di un Popolo e delle sue antiche tradizioni.