La magia delle Bollicine di Montagna

23/04/2018 AIS Marche Notizie
La magia delle Bollicine di Montagna
TRENTODOC l’espressione trentina del metodo classico

Decine, centinaia, migliaia di piccole perle si alzano dal fondo del calice per sprigionarsi in superfice liberando soavi avvolgenze aromatiche. Come tante piccole stelle che illuminano la volta celeste, così queste piccole bollicine illuminano il bicchiere. Il loro rumore somiglia al ticchettio di tante goccioline di pioggia che cadono sulle rocce dolomitiche per cercare di scalfirle ed estrarre l’energia dalla pietra necessaria a infondere forza e carattere allo Spumante. Spumante di Montagna, così lo definisce il Consorzio di Tutela, ed è la Montagna che si ritrova nelle sfaccettature olfattive prima, e gustative poi. Cipria, polvere di gesso, selce ad aprire la complessità aromatica che declina in successione a note fruttate e agrumate, floreali e tostate: frutta esotica e mela golden, albicocca e pesca, gelsomino e tiglio, nocciole tostate e crosta di pane, vaniglia e cioccolato bianco. Sapidità e freschezza i caratteri gustativi, penetranti e sferzanti a ricordarci la montagna e la sua prorompenza, pieno nell’impatto con un sapiente e rotondo equilibrio.
Le viti adatte a produrre le uve per il TRENTODOC crescono tra i 200 e gli 800 metri di altitudine circondate dalle Dolomiti. Queste altimetrie agevolano lo sviluppo nelle bacche dell’uva dei caratteri indispensabili per un eccellente vino base. Le condizioni geoclimatiche favoriscono le escursioni termiche che conferiscono eleganza, freschezza e persistenza, caratteri che rendono lo spumante trentino particolarmente intrigante e complesso. Un “piccolo” territorio di montagna, circa 10.00 ettari, dove sono concentrate tutte le peculiarità necessarie a ottenere l’eccellenza.
Se ne accorse nei primi anni del ‘900 Giulio Ferrari che con caparbietà, realizzò a Trento il primo metodo classico. Giulio, giovane enologo, dopo le molteplici esperienze in Francia, tornato nella sua Trento, nota le somiglianze tra la Champagne e il territorio trentino. La scommessa inizia con la messa a dimora delle prime barbatelle di chardonnay nei primi anni del novecento; attraversa il 1984 con l’istituzione del Consorzio di tutela, il 1993 con il riconoscimento della DOC e, ancora oggi, continua con la nascita di nuove realtà, a volte piccolissime ma tutte con un unico obiettivo, produrre lo Spumante di Montagna TRENTODOC. Chardonnay e pinot nero, ma anche pinot bianco e pinot meunier, a fare da base alla cuvée messa in bottiglia a rifermentare. Al termine la “lisi” dei lieviti rimane a contatto con lo spumante almeno 15 mesi per il brut e arriva a 36 mesi per la riserva, ma sempre più l’affinamento si prolunga fino ai 48 mesi e per le riserve anche a 120 mesi.
8 milioni di bottiglie prodotte per regalarci emozioni uniche che ritroviamo in ogni bottiglia di TRENTODOC.

Delegato AIS Fermo
Somm. Prof. Stefano Isidori
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