Longevità

28/06/2017 Bruno Paialunga Altre news
Longevità

L’aggettivo che meglio racconta la fenomenale grandiosità dell’uva verdicchio, capace di esaltare, per ogni anno che passa, una particolarità del suo carattere. Avvolgenza e rotondità o acidità e sapidità. Aromi floreali e fruttati o vegetali e minerali. Ecco: tanto dona quest’uva che ci invidia il mondo intero.
Grazie alla lungimiranza di un produttore, che ha conservato in cantina alcune bottiglie di tutte le annate, anche quelle meno interessanti, abbiamo avuto la possibilità di conoscere le potenzialità, di capire le performance, di verificare le diversificazioni che ogni annata impone al vino.
In una calda serata d’inizio estate, dieci intrepidi appassionati, tutti sommelier AIS, alcuni degustatori altri relatori, si sono ritrovati per approfittare del dono del grande produttore di verdicchio e approfondire il concetto dell’evoluzione del nostro vitigno di punta.
Utopia, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva: 2013, 2012, 2011, 2010, 2009, 2008 e 2007.
Sette annate. Sette straordinari prodotti. Sette evoluzioni. Sette diversità. Sette emozioni.
Le vigne sono poste alle spalle della cittadina di Jesi, nel cuore della zona classica, su dolci colline che permettono il massimo irraggiamento solare e buona ventilazione a proteggere i grappoli. La lavorazione delle uve mature è la più classica: criomacerazione, pressatura soffice, lavorazione del solo mosto fiore, fermentazione con lieviti selezionati a 16°C per 10 – 15 giorni, poi l’affinamento per nove mesi sulle fecce fini in tini di cemento, rimane ulteriori sei mesi in bottiglia prima della commercializzazione … poi … tanto riposo nelle fresche stanze della cantina .. e lasciare che il tempo faccia il suo “ruolo” nell’evoluzione del vino.
Eccola la mirabile degustazione.
2013. Luminosità assoluta con nette sfumature verdi. Naso vegetale e floreale con mallo di noce e mandorla verde, gessoso. Suadente nella verve fresco acida, avvolgente nel calore alcolico. Lunga persistenza d’immensa piacevolezza.
2012. Giallo paglierino illuminato di verde. Intensissimo nelle note vegeto-minerali che ricordano l’anice verde, gli idrocarburi, la mela, la mandorla e i fiori bianchi. Avvolgente, fresco, sapido, morbido. Lungo finale ammandorlato.
2011. Brillante giallo paglierino con maggiore vigore di colore. Intenso e fine, al naso ancora vegeto-minerale, dove la pietra focaia si fa notare lasciando poi lo spazio all’erbaceo, al frutto a polpa bianca maturo, a fiori di biancospino e acacia. Freschissimo, sapido, elegante con una bevuta pulita che lascia in bocca note di anice mentolato.
2010. Iniziano i primi sentori di evoluzione, il giallo è più caldo con il dorato a fare da spalla al limpidissimo verde. Naso intenso e sempre elegante, su tutto domina il floreale di tiglio, camomilla, ginestra, poi il vegetale a ricordare il verdicchio e la pietra focaia a riportarci alla grande sapidità gustativa. Caldo, di buona freschezza, morbido e molto persistente.
2009. Le note verdi sono scomparse per lasciare spazio a un luminoso giallo dorato. Un mazzo di fiori si libera dal calice circondati da frutti gialli maturi, nespola, pesca e albicocca. Le fragranze aniciate si attorcigliano nella mandorla tostata. Elegantissimo. Buonissimo. Setoso. Sapido. Persistente a non finire più.
2008. L’oro nel calice è più luminoso di quello di una fede nuova. Il profumo inizia a volgere verso la frutta secca, si riconoscono la noce e la mandorla leggermente tostata, le confetture di mele e pere cotogne vanigliate, i fiori gialli appassiti, la cera d’api. Elegante nella sua fresca avvolgenza bilanciata da una sapidità importante. Dieci anni e non sentirli. Straordinario.
2007. Arriva l’ultimo campione. Peccato. Ne avremmo voluti di più per continuare a “capirlo”. Giallo oro intenso e lucente. Frutta cotta e in confettura, albicocche, mele cotogne, nespole, frutti tropicali. La rosa gialla è secca. Il salmastro ci porta a raccontare un’alice sotto sale, in salamoia. Le note di zafferano evidenti e avvolgenti. Straordinaria morbidezza ma comunque ben bilanciata alla massiccia sapidità supportata da una vena di freschezza acida. Molto persistente. Di stupefacente evoluzione.
Una denominazione dovrebbe avere un filo conduttore comune a garantirne la provenienza. Noi abbiamo trovato la fresca acidità, l’imponente struttura, i profumi vegetali di mallo di noce prima e mandorla poi, di anice prima e zafferano poi.
Il vino deve essere amato perché rende la nostra vita più gradevole, appassionante ed energica.
Questo vino ha fatto il suo dovere.
Grazie Gianluca.

Stefano Isidori
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