Wine not, e invece .. Conero sia

08/04/2019 AIS Marche Altre news
Wine not? E invece .. Conero sia!

Nella brillante atmosfera del Wine not?, il bistrot dell’Hotel Palace in pieno centro storico di Ancona, la famiglia Bernetti ha ospitato un gruppo di appassionati per presentare la loro “creatura”, il Campo San Giorgio, che nasce sulle colline dell’areale del Conero.
Dopo i saluti ai convenuti, Michele Bernetti ha lasciato l’introduzione al giornalista Francesco Annibali che ha evidenziato  le differenze tra le zone che accolgono il Montepulciano, base ampelografica della denominazione  in degustazione. Coltivato nella fascia adriatica che dalle Marche arriva fino al “tavoliere pugliese”, il Montepulciano si lascia influenzare dalle condizioni pedoclimatiche del luogo, tanto da offrire caratteri diversi. Quello del Conero evidenzia note tannico astringenti più marcate ma che ben si integrano al gran carattere del vino. L’olfatto è più legato a note vegetali iodate che marcano il profilo dove, pian piano, fa capolino l’amarena, la marasca, la maggiorana e il balsamico mentolato. È un vitigno tardivo, come il nebbiolo, ma sul Conero questo si potrebbe rivelare un disagio: le foschie marittime rischiano di produrre problematiche con le muffe.
Luigi Piersanti, agronomo dell’azienda, ha evidenziato le attenzioni e le cure dedicate all’allevamento del Montepulciano destinato alla produzione del campione. Campo San Giorgio è l’appellativo catastale di una particella della collina (la parte più alta) che si trova alle spalle della cantina di Osimo. Possiede espressività, unicità che si riscontra nell’elegante carattere del vino con un forte legame alla territorialità. La vigna, con un’età media di 15 anni circa, è esposta a est?ovest, a 150 metri sul livello del mare. Il terreno è profondo, argilloso calcareo, di origine marina. L’appezzamento di 10.000 metri quadrati, conta 8.000 barbatelle per ettaro. La forma di allevamento scelta è l’alberello, strutturato in maniera da poter contenere la vegetazione sul filare. La potatura, molto corta, porta a una produzione di circa 500?750 g. di frutto per pianta, per una resa massima di 50?60 q.li.  
L’enologo, Giacomo Mattioli, ha raccontato la scrupolosa cura con cui le uve vendemmiate quando raggiungono la perfetta maturazione fenolica sono trasformate in vino. I grappoli sono diraspati e gli acini, interi, sono dirottati all’interno di tini di acciaio, dove si lasciano fermentare con lieviti autoctoni a 28°C circa per 14-16 giorni. Dopo la malolattica, svolta in acciaio, il vino è affinato in barrique per 12 mesi e successivamente per altri 12 in botti grandi. Non subisce chiarifiche e filtrazioni e dopo l’imbottigliamento riposa per 10 mesi prima di essere commercializzato.

2013. annata buona, con estate calda e abbastanza asciutta. Rubino granato luminoso. Subito note boise, cuoio, pepe nero. Segue confettura rossa di amarene e prugna, geranio e mentuccia. Decisamente morbido, il tannino è serbevole, piacevole, rinfrescato dall’acidità. Piacevolissima chiusura su toni confetturati.

2012. annata calda, asciutta, caratterizzata da bassa produzione e uve con acini piccoli. Consistente rubino luminoso. Olfatto affascinante di confettura di amarene e prugne al cioccolato segue un mazzo di fresche rose rosse. Acidità netta (nonostante l’annata) a supporto di un tannino perfetto ed elegante.

2011. annata calda, siccitosa, vendemmia anticipata. Concentrazione di massa stratosferica. Fragranza di frutti rossi (amarene, lamponi, more) che accompagnano la vaniglia e il cacao. Il floreale evidente racconta di tante rose rosse che lasciano poi lo spazio al balsamico e si confonde in after eight. Tannino morbido, fresco, sapido allo stesso tempo avvolgente con struttura alcolica di evidente importanza. Lamponi e more anche al gusto.

2010. annata difficile, tra caldo e piogge, uva comunque sana. Rubino granato profondo e compatto. Note vegetali evidenti: tabacco e iodio. Il naso si presenta più “duro” e solo dopo alcuni minuti si apre sull’amarena. Anche al gusto la “rusticità” del Montepulciano del Conero si fa sentire con netta prevalenza asciugante del tannino ancora vivido e supportato da fresca sapidità. È il più “Conero” tra i campioni degustati. Godurioso ma se aspettiamo, lo apprezzeremo meglio.

2009. la prima annata. Nel 2000 nasce l’idea di un Conero di grande spessore. S’impianta la vigna e si aspetta. Dopo anni, finalmente lo staff decide che il rischio vale la candela; la prima annata di Campo San Giorgio è imbottigliata. Granato carico e luminoso. Il naso si apre su note vegetali di tabacco e maggiorana. La liquirizia, il pepe verde e la vaniglia impongono note speziate interessanti. Aspettando un attimo il vino si apre e arriva l’amarena dolce, la prugna sciroppata, i frutti di bosco confetturati. Estremamente elegante, il tannino setoso, netto, avvolto dai toni caldi dell’alcol. Persistenza infinita con la frutta e le spezie che si rincorrono.     

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